Perdersi e orientarsi. L’attraversamento notturno del Teatro dei Venti per il ventennale

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2025 il Teatro dei Venti ha attraversato Modena, tra luoghi simbolo ed esperienza poetica condivisa, con oltre cento cittadini e cittadine in cammino. Un evento speciale per celebrare i vent’anni della compagnia (2005–2025), realizzato con il contributo del Comune di Modena.

Camminare come atto poetico e comunitario

Un attraversamento urbano, poetico e partecipato, ideato dal Teatro dei Venti insieme a Marco Adda, Ivana Bettoni, Francesco Chiantese, Sabino Civilleri, Giulio Costa (Ferrara OFF), Azzurra D’Agostino, Fabio Dorini (Teatro Magro), Stefania Minciullo, Kasia Pieniawska e Diego Pileggi (Jubilo Foundation), Beatrice Pizzardo, Francesco Rovito (delleAli Teatro), Martina Storani. Coordinamento Sara Barbieri. 

Per una precisa scelta drammaturgica i percorsi e la loro lunghezza non sono stati svelati in anticipo. Un camminare verso l’alba, che ha coinvolto oltre 100 cittadini e cittadine di diverse fasce d’età, i quali hanno scelto di aderire nonostante il rischio pioggia e le richieste che li impegnavano nella ricerca di oggetti ed equipaggiamento. A ciascun partecipante è stato chiesto di portare alcuni oggetti utili ad affrontare il viaggio, tra i quali un quaderno con fogli estraibili, penna o matita, torcia, borraccia, tazza, coperta per sedersi o sdraiarsi a terra, impermeabile in caso di pioggia. Perché la pioggia era stata messa in conto e aveva fatto temere in un calo dell’adesione. Invece il pubblico ha accettato di partecipare comunque, di mettersi in gioco sfidando in qualche modo l’ignoto.

I motivi del viaggio

La mattina dell’evento un messaggio ha comunicato ai partecipanti che si sarebbe partiti anche in caso di pioggia: “Abbiamo sempre lavorato tenendo in mente chi ogni giorno attraversa i confini perché non ha altre possibilità o perché è in cerca proprio di una possibilità; e non ci siamo dimenticati che proprio in queste ore c’è chi sta viaggiando per aiutare esseri umani la cui disperazione evidente non è abbastanza per convincere gli stati ad intervenire concretamente. Non ce la sentiamo, quindi, di annullare l’evento; attraverseremo comunque la città stanotte malgrado la pioggia e siamo certi che condividerete con noi questa scelta. Attrezziamoci con giacche, ombrelli e scarpe adatte.
Ci vediamo stanotte.”

Versi, doni, legami invisibili

Ai camminatori è stato chiesto inoltre di portare sei oggetti da lasciare, come doni, nei diversi luoghi attraversati: un oggetto per la cura di una donna; uno per la speranza; uno per la lotta; uno per l’infanzia; uno per un passante di domani; uno per l’addio. In qualsiasi momento del percorso i partecipanti potevano abbandonare il viaggio e chiedere di essere accompagnati al punto di partenza.

La partenza

Il viaggio è iniziato intorno alle 23.45 partendo dalla sede del Teatro in via San Giovanni Bosco, dopo un’accoglienza in cui sono stati ritirati i telefoni cellulari e gli orologi, un’apparente privazione della libertà che ha concesso la libertà di camminare in un pieno ascolto. L’avvio e il viaggio sono stati scanditi dalle parole di Azzurra D’Agostino che, con Francesco Chiantese e Martina Storani, ha curato i testi. “Se mi metto in cammino / il mio corpo si fa testimone / del paesaggio che attraversa / di quello che si vede mentre passiamo / noi, che non facciamo altro che passare”. Il gruppo si è diretto poi al Policlinico di Modena, dove una delegazione è salita fino al reparto pediatria a lasciare i doni portati per i piccoli pazienti. Un momento di commozione che rappresenta la cura e il patto tra le generazioni. Poi il viaggio è proseguito fino al Teatro Storchi, dove il gruppo è potuto entrare grazie alla collaborazione di ERT Emilia Romagna Teatro. “Se mi metto in cammino / è per proteggere il cuore della città / che ha un cuore di assi di legno / che batte di tutto il senso del teatro / che è l’umano intero, il suo corpo la voce il pensiero”.

I due percorsi, la scelta

Da Largo Garibaldi si è giunti, percorrendo la Via Emilia, in Piazza Grande. Qui la scelta. Tra un percorso più impegnativo – che ha toccato le Lapidi partigiane della Piazza d’Armi, il Carcere Sant’Anna di Modena, il Cimitero San Cataldo, la Stazione Ferroviaria prima di rientrare in Via San Giovanni Bosco – e uno più breve, ma parimenti intenso a livello emotivo ed esperienziale – dal Sacrario della Ghirlandina, alla Comunità San Filippo Neri per Minori stranieri non accompagnati, ai Giardini Ducali, in camminata solitaria, poi il ritorno alla sede del Teatro dei Venti. Ogni sosta ha accolto un dono, dei versi, o entrambi, per saldare legami invisibili, ma solidi, tra luoghi e persone in cammino: “Per proseguire è necessario lasciare qui l’oggetto per la speranza, per i ragazzi di questa comunità per minori stranieri non accompagnati” è stato detto durante il passaggio alla Comunità San Filippo Neri. Particolarmente toccante la tappa al Cimitero San Cataldo: “Se mi metto in cammino posso incontrare un condominio silenzioso. Piccole dimore chiuse, luci tremule e minuscole finestre dove si affacciano minuscole persone. […] Noi siamo i viandanti, coloro che sono in cammino. Chi ricorderà il nostro passaggio? Se mi metto in cammino, incontro l’ombra di un bambino. Spero che almeno il tempo lo protegga, protegga tutti i bambini.”

L’approdo

La mappa del viaggio, le mappe, una per ogni partecipante, sono state ricomposte alla fine, dopo un tè caldo e una fetta di torta. “Ora, prima di lasciarci, è necessario provare a ripercorrere sul vostro quaderno la mappa del cammino che avete fatto, così come lo ricordate, con un disegno o con le parole.” Le mappe, insieme a un ultimo dono, sono state lasciate sulle sedie, in attesa. “Se mi metto in cammino è per celebrare anche la vita che non ho visto, non vedo, non vedrò. E tra poco, sarà l’alba, di nuovo. Grazie.

Le mappe di chi ha immaginato questo viaggio si stanno ancora ricomponendo, ci saranno altri incontri per osservare bene il tragitto, le trappe, quello che rimane dell’esperienza.

Il viaggio continua.

Galleria Fotografica

Foto di Chiara Ferrin e Francesco Di Bella.

Dichiarazioni

Stefano Tè, direttore artistico del Teatro dei Venti:

«È un’esperienza che lascia riflettere e investigare una maniera diversa di relazionarsi alla città, alle persone, non solo attraverso la parola o il mezzo teatrale, ma anche attraverso, l’ascolto, il silenzio, lo sguardo, i rifermenti al contemporaneo. Abbiamo attraversato luoghi che hanno un forte significato per noi, per la storia di questi 20 anni, come il Carcere e abbiamo deciso di attraversare anche luoghi che sono cari alla città di Modena e ai suoi cittadini. È un modo per ringraziare Modena, città che ha saputo ascoltare le esigenze di un gruppo di ragazzi che bussavano alle porte e hanno trovato ascolto e opportunità. Vent’anni dopo il minimo che possiamo fare è ricambiare continuando a creare occasioni di partecipazione collettiva e di cura dei luoghi.»

Andrea Bortolamasi, Assessore alla Cultura del Comune di Modena:

«Un’esperienza e una performance artistica che unisce cultura e partecipazione, due aspetti strettamente connessi tra loro e che sono alla base di diverse progetti e attività che sviluppa il Teatro dei Venti. La città, attraversata, diventa un atto artistico, per un modo nuovo di vivere lo spazio pubblico.»

Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale:

«Per Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale la presenza del Teatro Storchi all’interno della camminata notturna ideata dal Teatro dei Venti ha un significato speciale. Essere parte di una mappa che attraversa strade, piazze e luoghi simbolo della comunità – dagli ospedali alle comunità per minori stranieri, dalla stazione al carcere – significa riaffermare il ruolo del Teatro Pubblico come spazio aperto, d’incontro e condivisione. Aprire le porte del Teatro Storchi nella notte, oltre i consueti orari di spettacolo, dà concretezza a questa vocazione: un teatro che non si chiude, che vive con e per la città. Questa iniziativa è anche un’occasione per continuare a festeggiare i vent’anni del Teatro dei Venti e rinsaldare un rapporto che va oltre la produzione artistica, dentro un percorso comune di cura del territorio».

Dott. Paolo Barbieri, Responsabile Comunicazione AOU Modena:

«Come Azienda siamo felici di aver potuto ospitare una tappa di questa iniziativa, per questo ringraziamo sentitamente il regista Stefano Tè e il Teatro dei Venti per aver pensato al Policlinico come uno dei punti focali del percorso. I nostri ospedali da sempre rappresentano luoghi di cura e di accoglienza, non solo in ambito assistenziale ma anche artistico e culturale, e quindi aperti a ospitare iniziative e altri progetti con un taglio trasversale».

Il programma del ventennale continua

  • 17-18-19 ottobre: Edipo Re – Teatro dei Segni

  • 14-15 novembre: Aspettando Godot – Teatro dei Segni

  • 22 novembre: Macbeth: prova aperta – Teatro dei Segni

  • 6 dicembre: Non una grande storia – Teatro dei Segni

  • Dicembre (data da definirsi): Favole per orientarsi – Teatro dei Segni e quartiere
  • Dicembre (data da definirsi): Progetto Artaud – Carceri di Modena e Castelfranco Emilia

Cambia lingua »