Il Teatro dei Venti porta in scena al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena, Via Antonio Peretti 9, gli ultimi due spettacoli prodotti con gli attori delle Carceri di Modena e Castelfranco Emilia, “Giulio Cesare”, dal 16 al 19 novembre, e “Amleto”, dal 23 al 26 novembre. Due lavori che insieme al podcast “Macbeth alla radio” compongono una trilogia su Shakespeare affrontata nel biennio 2022/2023 dal Teatro dei Venti nelle carceri. La trilogia è stata anche campo di prova del progetto AHOS “All Hands On Stage”, un progetto finanziato dalla comunità europea che prevede la professionalizzazione dei detenuti in diversi ambiti lavorativi legati al teatro quali tecnici ma anche scenografi. Tutta la trilogia Shakespeariana rientra nel triennio di attività del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna.

GIULIO CESARE
giovedì 16 novembre ore 20.30
venerdì 17 novembre ore 20.30
sabato 18 novembre ore 19.00
domenica 19 novembre ore 18.00

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AMLETO
giovedì 23 novembre ore 20.30
venerdì 24 novembre ore 20.30
sabato 25 novembre ore 19.00
domenica 26 novembre ore 18.00*

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*Domenica 26 novembre lo spettacolo sarà preceduto alle ore 16.00 dall’evento conclusivo di Abitare Utopie, progetto che racchiude l’attività annuale del Teatro dei Venti di creazione con la comunità, con il sostegno della Fondazione di Modena. Programma in via di definizione.

Info e prenotazioni spettacoli:
T. 059/2136021
biglietteria@emiliaromagnateatro.com

Nuovo Teatro delle Passioni 
Via Antonio Peretti 9, Modena
(Biglietteria aperta un’ora prima dell’inizio)

 

GIULIO CESARE

Una trasposizione che mira alla semplicità e all’essenzialità, così da esaltare la potenza letteraria e tematica della tragedia “romana”. Giulio Cesare è il primo capitolo della trilogia shakespeariana realizzata nelle case di reclusione di Modena e Castelfranco Emilia. Lo spettacolo ha esordito a dicembre 2022 all’interno del carcere di Modena e per la prima volta vedrà la luce in un teatro nazionale e fuori dalle strutture detentive.
Questo capitolo avvia una riflessione incentrata sull’Uomo e sulla natura umana, sul Tradimento, la ricerca di Potere, la Vendetta. La trasposizione scenica vede corpi, voci e suoni protagonisti di una ossatura drammatica essenziale, asciutta.

E’ una versione in qualche modo ancestrale, quella che vediamo in scena del capolavoro del Bardo, dal sapore giapponese, con gli attori detenuti vestiti di un kimono bianco e nero da Aikido, e con il solo Marco Antonio di rosso vestito – Krapp’s Last Post, Mario Bianchi.

Galleria fotografica GIULIO CESARE
ph. Chiara Ferrin

AMLETO

L’allestimento di Amleto nella Casa di reclusione di Castelfranco Emilia chiude la trilogia shakespeariana realizzata dal Teatro dei Venti nell’ambito dei progetti nelle carceri, dopo il Giulio Cesare con gli attori del Carcere di Modena e il radiodramma su Macbeth, registrato con le voci degli attori-detenuti di entrambi gli istituti penitenziari. Uno spettacolo che evidenzia l’umanità del testo. Le repliche al Nuovo Teatro delle Passioni rappresentano la prima nazionale del progetto, già ospitato dal Teatro Dadà di Castelfranco Emilia nello scorso maggio, in occasione di un primo studio. Amleto è stato campo di prova anche per il progetto AHOS, consentendo a F. M., detenuto della Casa di reclusione di Castelfranco Emilia, di creare i bozzetti della scenografia e dei costumi.

Le trame e gli interessi dei personaggi della tragedia si snodano nella cornice oscura di una Elsinore buia e austera, in un palazzo nero, composto di scale e piani che si intersecano tra loro fino a confondersi. Così appare da fuori la corte dalla quale Amleto è di-sgustato: corrotta e traditrice. Lì dentro i personaggi si inseguono in un ritmo incalzante, tramando e agitandosi. Finché non irrompe il Teatro. Teatro e attori sono le armi di cui si serve il Principe per dare la caccia alle coscienze, per gettare luce su ogni inganno. Armi per arrivare alla verità o a qualcosa che le somigli. La drammaturgia, essenziale, offre ad attori e personaggi linee nette su cui muover-si. Il linguaggio è diretto, semplice, quasi del tutto privo dei giochi e delle vertigini che caratterizzano l’originale e che si ritrovano però nella struttura scenica, nel movimento di insieme degli attori e nel montaggio delle sequenze. Non mancano i momenti lirici ma l’obiettivo perseguito è stato quello della semplicità, tenendo sempre presente la volontà di arrivare al cuore delle questioni che attanaglia noi personaggi e, come di consueto con Shakespeare, l’umanità.

Galleria Fotografica AMLETO
ph. Chiara Ferrin e Dante Farricella

MACBETH ALLA RADIO

Qui di seguito invece le puntate del radiodramma prodotto nelle carceri di Castelfranco Emilia e Modena.

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