[vc_row][vc_column][vc_column_text]“E qui, la sua mente prendeva una rincorsa da lasciarci il respiro, finché non gli scendevano addosso la stanchezza e l’accasciamento del pensiero, e lui cercava allora nell’aria aperta sul ponte di rimettersi della forza perduta”

Herman Melville, “Moby Dick” (trad. Cesare Pavese)

Srotoliamo sul tavolo i bozzetti di Moby Dick per ricordarci verso quale approdo tende il nostro lavoro, guardiamo i video delle prove precedenti, mettiamo l’uno accanto all’altro i rispettivi taccuini per ricostruire una mappa attendibile. Ma sappiamo che in questa fase è il lavoro quotidiano a prendere il sopravvento, la disponibilità e le intuizioni di tutti gli attori in prova.
Quello su Moby Dick è un lavoro a strati, lo immaginiamo così. Una residenza come questa di Travo, in un certo senso, è stata organizzata in modo tale che si possa verificarne la fattibilità. Parliamo di uno spettacolo definito, ma sarà un Cantiere in movimento permanente. È il romanzo stesso a suggerirlo.

Sabato 5 agosto – secondo giorno

Al mattino con i bambini cominciamo con la zattera: “perché se non ci distribuiamo bene nello spazio la zattera affonda!”. Impariamo così a prendere confidenza con il perimetro della scena, lavoriamo in palestra, solo in un secondo momento saliremo sulla pedana di assi che in questa fase è per noi la nave. Gli adulti del Seminario, al Parco Archeologico, prendono in mano battenti e mazzafuni, canne, secchi e tutto l’armamentario di oggetti di scena che vengono utilizzati senza risparmio. Ricevono alcune sequenze di azioni, un codice energetico trovato durante mesi di prove dagli attori coinvolti nello spettacolo. Un passaggio di consegne generoso ed esigente. Si tratta di un lavoro molto fisico, nel quale la fatica è una componente fondamentale, come in tutti i lavori all’aria aperta.
Dopo 10 anni di Teatro dei Venti abbiamo sentito in modo molto chiaro che i diversi ambiti del nostro lavoro si dovessero contaminare, integrare. Siamo cresciuti lavorando in strada, nelle Carceri, in ambienti contraddistinti dal disagio, ma abbiamo sempre voluto fuggire dalla etichette e dalle secche di una condizione artistica incasellata. Moby Dick sta seguendo questa necessità.
Si aprono per noi diverse questioni legate al mestiere, prima fra tutte il coinvolgimento di non professionisti. La risposta provvisoria è collocata sempre nella pratica del teatro, nella scelta di stare dentro – con le motivazioni più disparate – a un processo di lavoro che porta all’apprendimento di tecniche e alla creazione di relazioni. Più di questo ancora non sappiamo. Ma non è detto che serva saperlo.
L’equipaggio di Moby Dick è composto di artisti che, in una fase o in un’altra, hanno fatto parte della nostra storia di compagnia e di nuovi incontri.
Tra questi nuovi incontri, Lassina, Assoura e Sissoko, sono arrivati in modo accidentale, fino a scegliere con una consapevolezza cristallina di far parte del progetto.
Tutti e tre sono in attesa di una risposta sulla loro richiesta d’asilo politico; Lassina viene dalla Costa d’Avorio, Assoura e Sissoko dal Mali. Hanno iniziato a fare teatro il 9 febbraio del 2017 – hanno ricordato loro la data – quando è iniziato il Laboratorio teatrale per ragazzi richiedenti asilo condotto dal Teatro dei Venti e sostenuto da Caleidos Cooperativa Sociale, nell’ambito del progetto “Mare Nostrum”.
Lassina: il teatro mi fa conoscere tante persone e tante città d’Italia. Abbiamo iniziato con Marewa e dopo con Moby Dick.

Cosa pensate della formazione teatrale che state facendo al Teatro dei Venti? E del lavoro in Moby Dick?

Lassina: Il teatro mi permette di scoprire cose che non sapevo prima. E poi ho incontrato persone che non conoscevo. È una cosa che nel futuro mi può permettere di avere relazioni. Moby Dick è suonare le botti, fare pratica con le azioni.

Assoura: Mi piace il senso ritmico di questo tipo di teatro. Prima conoscevo il teatro comico, anche perché un mio amico lo faceva. Mi piace essere armonico con gli altri e mi piacerebbe fare un po’ di acrobatica. Di Moby Dick mi piace tanto quando Mersia cammina sulla corda, avevo visto su internet una cosa del genere, ma vederlo dal vivo è bellissimo.
Come dice Lassina, per me il teatro è un modo per integrarmi, per capire la lingua. Il teatro ci fa conoscere un’altra cultura.

Sissoko: Incontrare tanti italiani, lavorare con loro, con voi, mi ha convinto a continuare. È difficile imparare, ma posso farlo. Quando faccio Moby Dick mi piace la lettura di Simone e mi piace molto il suono di Igino.

Con loro tre parliamo delle diverse esperienze teatrali che hanno avuto la possibilità di fare in questi mesi, e sono tante: il Laboratorio col Teatro dei Venti, il Laboratorio con TeartInGestAzione a Trasparenze Festival, le due repliche di “discorso sul Mito” con Vittorio Continelli qualche giorno fa a Modena, e soprattutto il primo studio su Moby Dick presentato a Fossano per Mirabilia Festival nel mese di Giugno. Sissoko, da solo, ha fatto un’altra esperienza in scena: nella replica di Modena a Trasparenze Festival è stato “l’ospite” dello spettacolo “Acqua di Colonia” di Frosini/Timpano.
Parlando non possiamo restare totalmente fuori dal loro quotidiano e dal loro vissuto.

Costa d’Avorio-Ghana-Burkina Faso-Niger-Libia è il percorso che Lassina ha fatto per arrivare in Italia il 18 settembre 2015, a Lampedusa. In Costa d’Avorio faceva il meccanico e il rivenditore di pezzi di ricambio per auto. Poi la guerra ha preso il sopravvento, i militari hanno svaligiato e distrutto il suo negozio e così è iniziata la sua peregrinazione.
Lassina: quando sono partito non volevo venire in Europa. Ho provato a fare il mio lavoro in Ghana, ma non ci sono riuscito. Indietro non potevo tornare. Sono andato in Libia per lavorare, ma anche lì era molto pericoloso e i soldi non erano mai sicuri.

Mali-Algeria-Libia è il tragitto di Sissoko, che è arrivato a Messina il 19 settembre del 2015. Anche per lui la Libia rappresentava la meta nella quale trovare un lavoro, dopo l’abbandono forzato del suo paese. Da ragazzo ha fatto il Liceo e poi ha cominciato a lavorare come falegname e manovale.
Da qualche mese ha terminato un percorso di formazione professionale e adesso cerca lavoro e attende l’esito della sua richiesta di asilo politico.

Mali-Algeria-Libia è anche il tragitto di Assoura, lui è il più giovane dei tre, è sbarcato in Sicilia il 6 dicembre 2015, poi subito Bologna e infine Modena come sede definitiva. Originario di Timbuktu, dopo il Liceo ha studiato per 2 anni finanza e contabilità all’Università di Bamako, la capitale del Mali. Anche lui ha fatto un corso professionalizzante e sta cercando lavoro: “intanto cerco lavoro, poi quando sento che la mia vita è stabile, forse, riprendo a studiare. Per studiare devo avere la testa tranquilla.” Intanto si allena nel Modena Rugby 1965, disputando l’ultima partita della stagione.

Nella tragedia greca la violenza non veniva mostrata, restava fuori dalla scena, veniva riferita però. Noi in questa sede non ne abbiamo parlato, la lasciamo alle carte geografiche, ai nomi di Paesi che di tanto in tanto, forse, abbiamo sentito. Informiamoci.

[Continua…]

Al seguente link il diario di tutte le giornate ➡ https://goo.gl/WFqKxf

Info su Cant’ieri Festival e sul Parco Archeologico sono disponibili sul sito www.archeotravo.it[/vc_column_text][vc_raw_html]JTNDaWZyYW1lJTIwc3JjJTNEJTIyaHR0cHMlM0ElMkYlMkZ3d3cuZ29vZ2xlLmNvbSUyRm1hcHMlMkZlbWJlZCUzRnBiJTNEJTIxMW0xNCUyMTFtOCUyMTFtMyUyMTFkMTEzMTEuNjYxNjA2Mjk3NjMyJTIxMmQ5LjU0NzcxNDklMjEzZDQ0Ljg2NDAxNyUyMTNtMiUyMTFpMTAyNCUyMTJpNzY4JTIxNGYxMy4xJTIxM20zJTIxMW0yJTIxMXMweDAlMjUzQTB4YTg5YTkyMDQ2ZTUyZDg3NSUyMTJzQXJjaGVvcGFyY28lMkJUcmF2byUyMTVlMCUyMTNtMiUyMTFzaXQlMjEyc2l0JTIxNHYxNDk3OTgwNjg0MTU3JTIyJTIwd2lkdGglM0QlMjIxMDAwJTIyJTIwaGVpZ2h0JTNEJTIyNDUwJTIyJTIwZnJhbWVib3JkZXIlM0QlMjIwJTIyJTIwc3R5bGUlM0QlMjJib3JkZXIlM0EwJTIyJTIwYWxsb3dmdWxsc2NyZWVuJTNFJTNDJTJGaWZyYW1lJTNF[/vc_raw_html][/vc_column][/vc_row]

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