QUEL CHE RESTA

 

“Ci furono concessi trenta giorni per prendere congedo dalle parole. Ma un gruppo di persone, di sognatori oserei dire, decisero di non arrendersi e di rifiutare il processo. Per fare questo individuarono un rifugio e, portando all’interno tutto il necessario per sopravvivere, vi si rinchiusero. Con la speranza che, restando al suo interno, il processo di eliminazione delle parole non li avrebbe toccati. Quello che state per vedere sono gli ultimi trenta minuti del trentesimo giorno.”

Uno spettacolo che racconta di un tempo in cui gli esseri umani possedevano quella cosa che veniva chiamata “parola”. Agli occhi degli scettici era solo una particella sonora, una vibrazione dell’aria che veniva emessa grazie alle corde vocali. Oppure era considerata solo come un segno grafico su un foglio. Ma la parola non era solo questo. Perché era traghettatrice di sogni, sensazioni, sentimenti, emozioni, dolci, salati, pasta, musica, pantaloni, torte, occhiali, penne, racconti, poesia, conoscenza, medicina, scienza, salvezza, fede. Ma la parola era anche paura.
Era anche guerra. Orrore. Violenza. Aggressione. Sopraffazione. Crudeltà.
L’umanità era arrivata ad un punto tale di ingiustizia nel mondo, di atrocità, di violenze che era necessario trovare un rimedio. Doveva per forza essere una fine. Per consentire finalmente una rinascita. Una nuova pace. Per questo venne deciso di bandire ogni tipo di parola. Non sarebbe stato più possibile utilizzarle, scritte o orali che fossero. La parola non doveva più esistere. E con essa, si sarebbe spento ogni concetto a lei associato.
Fu loro concesso un tempo di trenta giorni per prendere congedo dalle parole, trenta giorni per dire, dirsi e ascoltare le ultime. Al termine del trentesimo giorno, la stessa magia che le parole utilizzavano da millenni per innescare reazioni sarebbe servita per disattivarle. Era noto a tutti che quindi, dopo quel tempo, nessuno avrebbe più potuto utilizzarle. Neppure se lo avesse voluto. Tutti avrebbero dimenticato la parola. Senza eccezione alcuna.
Fu proprio in quei giorni che un gruppo di persone decisero di non arrendersi. Decisero di rifiutare il processo, di cercare un modo per salvare le proprie parole e quindi di salvare loro stessi. Per fare questo individuarono un rifugio e, portando all’interno tutto il necessario per sopravvivere, vi si rinchiusero. Con la speranza che, restando al suo interno, il processo di eliminazione delle parole non li avrebbe toccati.

 

Quel che resta” è una produzione Teatro dei Venti con il contributo del Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna. Il percorso di creazione è stato realizzato nell’ambito del progetto regionale Teatro e Salute Mentale, con il sostegno del DSM – DP dell’AUSL di Modena, dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e della Fondazione di Modena all’interno di “Abitare Utopie”.

Con Luca Bartoli, Sara Camellini, Antonio Congedo, Giulio Ferrari, Gilberto Gibellini, Francesca Nardulli, Maria Chiara Papazzoni,
Marcello Padovani, Cesare Trebeschi, Patrizia Vannini.
Voce fuori campo Massimo Don.
Regia Oxana Casolari, Danilo Faiulo e Francesca Figini.
Drammaturgia Stefano Tè e Damiana Guerra.

 

 

 

IL GRUPPO L’ALBATRO

Il Gruppo l’Albatro è nato nel 2009 a partire dal Laboratorio “Il volo dell’Albatro”, promosso dalla collaborazione tra Sportello Social Point Modena e Teatro dei Venti. Fin dall’inizio si è configurato come un progetto aperto a utenti dei servizi di salute mentale e altri partecipanti interessarti a fare un percorso di inclusione attraverso il teatro.
Il Gruppo ha portato in scena gli spettacoli “Il Draa-go” (2009), “Fuori Pista” (2010-2012), “Nelle cose di tutti i giorni” (2014), “Humanitas” (2015-2016), “Woyzeck – ogni uomo è un abisso” (2018-2019). Nel 2021 il gruppo ha partecipato ai progetti “Grida tra le mura”, creazione originale del Teatro dei Venti per AGO Modena Fabbriche culturali, e “Kaspar”, esito del progetto Kaspar Machine, co-finanziato da Creative Europe. Dallo stesso anno il progetto è sostenuto dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese. Il percorso permanente continua con incontri settimanali e periodi di prove intensive in prossimità delle repliche degli spettacoli, con il sostegno del DSM-DP dell’Ausl di Modena, all’interno del progetto regionale Teatro e Salute Mentale, e della Fondazione di Modena, nell’ambito del progetto “Abitare Utopie”.

DATE PASSATE

 

3-7 maggio 2022
Teatro dei segni di Modena
Trasparenze festival

4 ottobre 2022
Lenz Teatro, Parma
In collaborazione con ATER Fondazione.

15 ottobre 2022
Teatro dei Segni, Modena
Nell’ambito di Màt – Settimana della Salute Mentale
Con il patrocinio del Comune di Modena.

18 dicembre 2022
Teatro dei Segni, Modena
All’interno della serata conclusiva di Abitare Utopie – II edizione

2 e 9 marzo 2023 
Teatro dei segni di Modena 
Repliche riservate agli studenti del progetto Abitare Utopie teens

21 ottobre 2023
Teatro dei Segni di Modena
Nell’ambito di Màt – Settimana della Salute Mentale

18 gennaio 2024
Auditorium “Enzo Ferrari” di Maranello (MO)
Progetto regionale Teatro e Salute Mentale

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